POPOLAZIONE DI S. ANGELO DAL 1626 AL 1643
Data
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"Da Comunion"
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"Senza" (bambini)
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Totale abitanti
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12 - 4 - 1626
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201
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135
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336
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26 - 3 - 1627
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202
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130
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332
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18 - 4 - 1628
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192
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122
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314
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02 - 4 - 1629
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170
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103
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273
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18 - 3 - 1630
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166
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85
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251
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- 4 - 1631
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181
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92
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273
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29 - 3 -1632
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193
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97
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290
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30 - 3 -1633
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194
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95
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289
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23 - 3 -1634
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197
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102
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299
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27 - 3 -1635
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194
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93
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287
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10 - 3 -1636
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200
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100
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300
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-3 -1637
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202
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103
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305
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29 -3 -1638
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199
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104
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303
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26 -3 -1639
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202
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120
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322
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08 -3 -1640
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201
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115
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316
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16 -3 -1641
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203
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120
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323
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02 -4 -1642
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-
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-
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353
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- / - /- 1643
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197
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123
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320
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Come si può notare il punto più basso fu toccato nel marzo del 1630 e non tanto perché la peste avesse maggiormente imperversato fino allora quanto perché ancor più ed ancor prima della peste la popolazione era stata decimata dalla carestia.
Ancora una volta ci aiuta l'analisi dei registri parrocchiali
In questo caso del registro dei morti 9.
STAGIONALITÀ
DEI DECESSI A S. ANGELO (TV) DAL 1628 AL 1632
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Il vento di morte era iniziato a spirare violento già alla fine dell'estate del 1629: fu infatti nel mese di settembre di quell'anno che si registrò il più alto tasso di mortalità.
Non sappiamo se anche nel 1629 il raccolto sia stato scarso. È certo però che le conseguenze della carestia delle precedenti annate agricole continuavano a farsi sentire. I contadini infatti, per sopravvivere, avevano dovuto indebitarsi. Ora i debiti andavano pagati, ovviamente vendendo cereali, che erano così sottratti all'alimentazione: e ad organismi ormai allo stremo della resistenza era sufficiente un nulla per essere stroncati.
In occasione della peste, S. Angelo, come le altre "ville" dei dintorni, divenne meta ambita dalla nobiltà e dai cittadini abbienti della vicina Treviso, che vi si rifugiarono nel tentativo, peraltro spesso inutile, di sottrarsi al morbo.
Le fonti dell'epoca, anche quelle letterarie, non lasciano dubbi al riguardo.
Bartolomeo Burchiellati, medico e cronista trevigiano, ricorda come avesse mandato nella sua villa di Fontane i familiari 10.
Giovanni Minoto, commentando l'arrivo a Treviso il 1° settembre 1631 del provveditore alla Sanità Giacomo Marcello, sottolinea come egli non trovò «soggetti tanti che bastassero per fargli il degno incontro che meritava (poiché quasi tutta la nobiltà e civiltà, fuor che quelli che avevano carico, si era ritirata in Villa» 11.
Puntuale il libro dei morti di S. Angelo registrava:
«A di 26 otobrio 1630
La mag(nifi)ca sig.ra Thadia, moglie del q(uond)am
mag(nifi)co sig. Lorenzo Pinzini essendo in questa vil-
la di S.to Agnolo di anni 66 … passò da questa a mi-
glior vita. Il suo corpo per le strettezze delle cose della
sanità fu sepolto in questo sacrato apreso la
sacrestia …»
Evidentemente la signora Thadia, venuta in Villa sperando di farla franca, non solo vi morì ma, cosa disdicevole per dei nobili, dovette anche esservi sepolta.
L'anno successivo, fra gli altri nobili e "cittadini", il 19 settembre toccò a Madonna Cattarina del fu Pascale di Venezia.
Trovatasi a S. Angelo e resasi conto che era ormai giunta la sua ora, pensò bene di lasciare una somma alla chiesa affinché «pe l'anima sua siano ditte cento messe … e trentasei ditte secondo la sua intenzione».
Ma ormai, lentamente, la terribile epidemia andava esaurendosi e, quasi fatto simbolico, dopo tanta morte e desolazione, nacquero di là del fiume, a Corona, due gemelle: Maria e Margarita, figlie di Primo Visentin e di donna Cattarina sua moglie.
La barca con i genitori e le due bambine, e il compare Hieronimo Rizzardo al remo, attraversò il Sile. Sull'altra sponda, all'ingresso della chiesa di S. Angelo, li attendeva per celebrare il battesimo, pre Marco Sabbadini.
Era il 22 ottobre del 1631. La vita riprendeva.
Note
1 Daniele Beltrami, Storia della popolazione di Venezia dalla fine del sec. XVII alla caduta della repubblica, Padova, 1954.
2 Nilo Faldon (a cura), Un singolare documento della peste del 1630 nel territorio di Conegliano, 1962.
Si tratta di un breve dattiloscritto in cui Faldon (archivista della curia di Vittorio Veneto) riporta una cronaca coeva della carestia del '29 e della peste del 1630, opera di don Gerolamo Lissotti, parroco di Sarano e rinvenuta in quell'archivio parrocchiale in una copia del 1765.
3 Ma non solo secondo lui, visto che la descrizione della peste a Treviso di Giovanni Minoto inizia esprimendo lo stesso concetto.
Riguardo alle dispute sulle cause della peste, cfr. Paolo Preto, Peste e società a Venezia, 1576, Vicenza, 1978, pp. 160-186.
4 Giovanni Minoto, Breve compendio delle heroiche operationi, et provisioni fatte in materia di Sanità. Dall'illustrissimo e prestantissimo sig. Angelo Trivisano Meritissimo Podestà e Capitanio di Trevigi. Treviso, MDCXXXII, Girolamo Righettini. (Biblioteca comunale di Treviso).
5 Idem.
6 Eugenio Bacchion, La peste manzoniana in Treviso, in "Archivio Veneto", vol. IV, 1928, p. 247. Si tratta di un preciso e documentato studio che fra l'altro riporta integralmente i provvedimenti presi dalle autorità sanitarie in quell'occasione.
7 Giovanni Minoto, Pubblicazione della liberatione del mal contagioso della città di Trevigi. Concessa dall'illustrissimo e eccellentissimo sig. Giacomo Marcello Dignissimo Provveditore sopra la Sanità in Trevisana. Treviso, MDCXXXII, Girolamo Righettini. (Biblioteca comunale di Treviso).
Si tratta di un volume, già appartenente alla biblioteca del canonico Giuseppe Antonio Bocchi, contenente una raccolta di "orazioni in lode" dei podestà o altri personaggi pubblici, al termine del loro mandato.
8 APSA (Archivio Parrocchiale Sant'Angelo), Stato d'anime, fasc. 1626-1669.
9 APSA, Registro dei morti, fasc. 1601-1645
10 Adriano Augusto Michieli, Echi e vittime della gran moria del 1629-31 in Treviso. In "Atti dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti", T. CXIII, 1954-55, p. 35.
11 G. Minoto, Pubblicatione della liberatione… (Op. cit.)
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Camillo Pavan, © 1986, dal libro Drio el Sil. Storia, vita e lavoro in riva al fiume a S. Angelo e Canizzano, pp. 47-52
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