mercoledì 22 ottobre 2014

A Sant'Angelo sul Sile nel Seicento

Vivere e morire in un villaggio sul Sile
(Ricerca sui registri parrocchiali dal 1574 alla metà del sec. XVII)

di Camillo Pavan

Fu solo nel 1503 che S. Angelo venne ufficialmente riconosciuta come parrocchia 1. Prima era una delle cappelle della Pieve di S. Giovanni Battista del Dom di Treviso, con cui comunque continuò anche in seguito, per lo meno formalmente, ad avere rapporti di dipendenza 2.
Anche a S. Angelo, come nella stragrande maggioranza delle parrocchie, i primi registri dei nati, morti e matrimoni, (preziose e insostituibili fonti per la ricostruzione storica di qualsiasi comunità rurale) risalgono agli ultimi decenni del XVI secolo. Fu  che i parroci, anche se non sempre sollecitamente  iniziarono a tenere nel dovuto ordine gli archivi 3.
Per quanto riguarda la nostra parrocchia, il più antico dei registri porta la data del 1574 ed è quello dei battezzati 4. Purtroppo ad esso non si affiancarono subito né quello dei morti (inizierà nel 1601) né quello dei matrimoni (1646) mentre i primi "stati d'anime" risalgono al 1626 e al 1642.
Malgrado ciò, pur col materiale incompleto pervenutoci, sono possibili numerose considerazioni sul movimento naturale della popolazione ed in genere sulle condizioni di vita del nostro villaggio in quella che fu una delle epoche più drammatiche della sua storia, fra avversità impensabili ai nostri giorni, quali i lupi affamati scesi dai monti nel 1591, la tragica carestia del 1629, la peste "manzoniana" del 1630.

La famiglia

Negli anni 1626 e 1642 il parroco Marco Sabbadini compilò lo "stato d'anime" della parrocchia 5, ovvero l'elenco casa per casa di tutte le famiglie con la loro consistenza numerica.
Il primo di questi documenti ci fornisce l'elenco dei proprietari delle case, e dei terreni. Il secondo l'elenco dei capifamiglia che in quelle case vivevano, dei contadini che quei terreni lavoravano.
Entrambi inoltre distinguono le "anime da comunion" da quelle "senza" e danno il numero totale degli abitanti del villaggio 6.


 La nascita

Ogni nascita veniva riportata in un libro che era in realtà il registro dei battezzati (liber baptizatorum), registro che si può comunque considerare dei nati, non esistendo certo in parrocchia — all'epoca — non credenti o appartenenti ad altre religioni.
Il problema, da un punto di vista di indagine statistica, è dato semmai dai nati nel territorio di altre parrocchie che si facevano battezzare nella chiesa di S. Angelo, territorialmente più vicina alla loro abitazione. Il fatto interessa principalmente gli abitanti di Mure (sotto Canizzano). Ma anche molti abitanti di là del Sile, sotto la giurisdizione di Corona (l'attuale San Giuseppe) trovavano più semplice attraversare il fiume e far battezzare i loro piccoli a S. Angelo. In queste occasioni, comunque, il curato specificava quasi sempre di somministrare il battesimo con il permesso del parroco interessato ("de licentia parochi").
Casi inversi di nati a S. Angelo ma registrati nelle parrocchie confinanti ho motivo di supporre che non ce ne siano, proprio per la posizione particolarmente centrale della chiesa rispetto a quasi tutto il territorio della parrocchia. Le uniche persone che avrebbero avuto un reale interesse, per via della distanza, a farsi battezzare a San Trovaso, sarebbero stati gli abitanti delle case dei signori Benzoni, all'estremità sud del paese. Ma nel libro dei battezzati compaiono con regolarità i nati in quella zona.

Le registrazioni

Le registrazioni dei battesimi venivano scritte in successione cronologica, seguendo generalmente lo stesso schema. Innanzi tutto la data, poi i nomi del neonato, dei genitori (all'inizio solo del padre), del compare e, molto raramente, quello della comare.
Ecco il testo della prima registrazione.
«1574. 7. Zener
fu battiza Franceschina fiola del ms. Dona da Va(ra-
go) stanti in s.to Agnolo. Compare ms. Menego Go-
sto di ditta villa 12».

Come si vede, una registrazione "essenziale". Anche perché il parroco dell'epoca non riteneva opportuno indicare il nome della madre.
Più tardi invece, durante il lungo rettorato di "pre" Sabbadini  (1599 - 1643) la registrazione avveniva con una formula più completa:

«A di 17 di agosto 1603
Margarita figlia di Mattio Pastrello et di donna Vicen-
za sua moglie nata di legitimo matrimonio fu batezata
da me pre Marco Sabbadini compare fu Domenico
Mazarolo della Girada »



La morte

Il primo registro dei morti risale al 1601 e, a differenza di quello dei nati, a partire dal 1603, non presenta lacune temporali 29.
Tuttavia, ed è una cosa strana per un prete di solito assai preciso quale Sabbadini, durante il suo rettorato non sono segnati i decessi fino all'anno di età. È così impossibile avere il numero totale dei morti (o meglio dei sepolti), ed è altresì impossibile ricostruire il movimento naturale complessivo dei primi quattro decenni del secolo XVII.
Malgrado ciò questo modesto e all'apparenza insignificante quaderno, dalla copertina grigio sporco slabbrata ai bordi, con le pagine in più punti impregnate dall'umidità e compilate fitte fitte con l'orribile calligrafia del curato, permette ancora una volta di raccogliere preziosi elementi per comprendere come si viveva a Sant'Angelo sul Sile, trecentocinquanta anni fa.


 
L'eloquente copertina del secondo  
Libro dei morti(1646-1668)
della parrocchia di Sant'Angelo sul Sile.



Le registrazioni

Iniziamo anche in questo caso con la prima in ordine di tempo.

«A di P.o di zugno 1601
abiit petrus de Barolis in villa de Mure et seppelitus
fuit in hoc cemeteriu»

Registrazione ancora una volta essenziale, senza fronzoli — a parte lo sfoggio del latino — e senza purtroppo alcuna indicazione sulle cause del decesso.
Una cosa non manca mai in questa come nelle successive registrazioni: l'indicazione distinta del luogo di morte e di quello di sepoltura.
Abituati a muoversi in vita, alla ricerca di un padrone e di un pezzo di terra da lavorare, per i contadini la peregrinazione continuava anche dopo morti.

«Adi 20 di Marzo 1601
Mori Santo filio di Mattio cornaini et fu seppellitto a
Zero dove è la sua sepoltura»

E lo stesso succedeva a chi si considerava originario di S. Angelo e, sorpreso dalla morte fuori del paese, veniva dai parenti ricondotto al luogo di provenienza.

«Adi 29 di agosto 1610
Madalena moglie di Santo Brugnaro abita a S. Anto-
nino morse, e fu seppelita qui a S.to Agnolo dove è le
sue sepolture»

La percentuale delle sepolture a S. Angelo dei morti fuori parrocchia era alquanto elevata: il 19,15% (95 morti sui 496 segnati).

Le cause di morte

Abbiamo visto che rare sono le volte in cui è segnata la causa del decesso.
Si tratta per lo più di incidenti sul lavoro:

«A di 11 zugno 1628
Mattio Jopato di Anni 63 in circha cascò giù da un
Moraro e quasi subito passò di questa vita presente. Il
Suo chadauero fu sepolto in questo sacrato di S.to
Agnolo nella sua sepultura»

Oppure di episodi singolari:

«Adi 28 di agosto 1611
fu seppelito Marco figlio del q.am Gasparo Mellon-
cello di anni vinti duo di circha Morto nel campanil di
Canizano per mezo della saetta et seppillito qui a S.to
Angelo »


Da Drio el Sil: storia vita e lavoro in riva al Sile a S. Angelo e Canizzano, Camillo Pavan, 1986 

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