Dalla caccia nelle paludi alle Fiere di San Luca
Si parte dalla caccia nella palude, nei pressi delle sorgenti di Casacorba. E l'ultima cartolina, opera di quel grande pioniere della fotografia-ricordo che fu Beppino Gnocato — anch'egli uomo del Sile, essendo di Lanzago — trasforma le foci di Jesolo in uno scenario quasi californiano.
Il romanzo del Sile si snoda come un film 'statico', paese dopo paese, frazione dopo frazione. Sull'acqua e lungo le sponde scorrono la fatica dell'uomo, con i mulini e le barche che diventano i templi silenziosi assieme ai casolari; ma si susseguono pure i luoghi dell'aggregazione, i negozi con le vecchie insegne dei coloniali come le osterie. E le chiese, nuove e belle nella campagna veneta, mentre in primo piano campeggiano burci e barconi.
Ecco i mulini di Quinto, l'albergo Graziati, la Rosta. Treviso si avvicina: Sant'Angelo ma anche San Giuseppe e la Noalese. Una panoramica delle fornaci Appiani, il vecchio Eden (quando c'era il teatrino…), viale Appiani in una suggestiva prospettiva. Ponte de Fero, il Turazza ed il Seminario sembrano affiorare magicamente dall'acqua, la zona della Canottieri ed il Ponte San Martino per un attimo cancellano lo scempio del bombardamento, ma a pagina 56 l'immagine delle macerie fa da spartiacque fra la vecchia e la nuova Via Roma, coronata da 500 e 1100. Toh, la Chiesa di San Martino distrutta, che ha lasciato il posto all'ardita costruzione di Tramontini.
La Riviera rivive dalla passerella Onigo (1908) al panificio militare, poi si arriva a Ponte Dante e al richiamo del celebre verso dell'Alighieri. Più in là, una cartolina di metà 800 mostra il Portello: era l'epoca in cui la riviera Garibaldi si chiamava piazza Barche.
Con l'ultimo secolo spuntano il castello Romano, nome ingannevole per tanti turisti. E al ponte della Gobba i bambini pescano felici (siamo a fine '800), anticipando la carrellata sulle industrie di Fiera, la zona industriale dell'epoca. Poteva mancare un'immagine delle fiere di San Luca?
Sant'Antonino è tutta una fornace, prima di approdare a Casier e Silea. Due lavandere sono chine sul fiume sotto una bilancia. Le prime panoramiche dall'alto di Lughignano e Casale, gli argini di Musestre per arrivare nel Veneziano. Con i barcari di Quarto i primi trattori nelle terre di bonifica. L'epilogo è sabbioso, sulle spiagge jesolane.
Ad ogni immagine si affianca un'esauriente ricostruzione storico geografica. Giorgio Renucci, nella presentazione fatta ieri nella trattoria al Ponte Dante (poteva Pavan allontanarsi dal suo Sile?) ha definito l'opera una «suggestiva carrellata sul passato», il prezioso coronamento della «trilogia di Pavan sul Sile», dopo Drio el Sil, storia vita e lavoro in riva al fiume dell'85 e Sile: alla scoperta del fiume dell'89.
Ad arricchire l'opera, infine, Francesco Turchetto ha steso una preziosa “Piccola storia della cartolina illustrata” e con Anselmo Lemesin ha ricostruito le vicende trevigiane di queste speciali fotografie. Beppino Gnocato, alla pagina successiva, saluta davanti alla sua 1100… Con la sua Zeiss a soffietto — dice Pavan — è stato un testimone del Sile, e del Veneto, che cambiavano…
Il romanzo del Sile si snoda come un film 'statico', paese dopo paese, frazione dopo frazione. Sull'acqua e lungo le sponde scorrono la fatica dell'uomo, con i mulini e le barche che diventano i templi silenziosi assieme ai casolari; ma si susseguono pure i luoghi dell'aggregazione, i negozi con le vecchie insegne dei coloniali come le osterie. E le chiese, nuove e belle nella campagna veneta, mentre in primo piano campeggiano burci e barconi.
Ecco i mulini di Quinto, l'albergo Graziati, la Rosta. Treviso si avvicina: Sant'Angelo ma anche San Giuseppe e la Noalese. Una panoramica delle fornaci Appiani, il vecchio Eden (quando c'era il teatrino…), viale Appiani in una suggestiva prospettiva. Ponte de Fero, il Turazza ed il Seminario sembrano affiorare magicamente dall'acqua, la zona della Canottieri ed il Ponte San Martino per un attimo cancellano lo scempio del bombardamento, ma a pagina 56 l'immagine delle macerie fa da spartiacque fra la vecchia e la nuova Via Roma, coronata da 500 e 1100. Toh, la Chiesa di San Martino distrutta, che ha lasciato il posto all'ardita costruzione di Tramontini.
La Riviera rivive dalla passerella Onigo (1908) al panificio militare, poi si arriva a Ponte Dante e al richiamo del celebre verso dell'Alighieri. Più in là, una cartolina di metà 800 mostra il Portello: era l'epoca in cui la riviera Garibaldi si chiamava piazza Barche.
Con l'ultimo secolo spuntano il castello Romano, nome ingannevole per tanti turisti. E al ponte della Gobba i bambini pescano felici (siamo a fine '800), anticipando la carrellata sulle industrie di Fiera, la zona industriale dell'epoca. Poteva mancare un'immagine delle fiere di San Luca?
Sant'Antonino è tutta una fornace, prima di approdare a Casier e Silea. Due lavandere sono chine sul fiume sotto una bilancia. Le prime panoramiche dall'alto di Lughignano e Casale, gli argini di Musestre per arrivare nel Veneziano. Con i barcari di Quarto i primi trattori nelle terre di bonifica. L'epilogo è sabbioso, sulle spiagge jesolane.
Ad ogni immagine si affianca un'esauriente ricostruzione storico geografica. Giorgio Renucci, nella presentazione fatta ieri nella trattoria al Ponte Dante (poteva Pavan allontanarsi dal suo Sile?) ha definito l'opera una «suggestiva carrellata sul passato», il prezioso coronamento della «trilogia di Pavan sul Sile», dopo Drio el Sil, storia vita e lavoro in riva al fiume dell'85 e Sile: alla scoperta del fiume dell'89.
Ad arricchire l'opera, infine, Francesco Turchetto ha steso una preziosa “Piccola storia della cartolina illustrata” e con Anselmo Lemesin ha ricostruito le vicende trevigiane di queste speciali fotografie. Beppino Gnocato, alla pagina successiva, saluta davanti alla sua 1100… Con la sua Zeiss a soffietto — dice Pavan — è stato un testimone del Sile, e del Veneto, che cambiavano…
Andrea Passerini - la tribuna di Treviso, 5 dicembre 1991
Nel volume di Camillo Pavan
«I paesi e la città in riva al Sile»
Dopo Drio el Sil. Storia e lavoro in riva al fiume (1985), dopo Sile: alla scoperta del fiume (1989), ecco un terzo libro I paesi e la città in riva al Sile; è questa la trilogia di Camillo Pavan scritta con amore e competenza, con la passione di chi vive ed ha vissuto la vita di questo fiume bellissimo.
Il secondo volume, opera cospicua e di grande rilievo storico, geografico, scientifico e sociale ha delineato con grande puntualità e rigore, dalla preistoria ad oggi, le leggende, la flora, la fauna, la ghiaia, la pesca, il rapporto del fiume nel tempo con gli uomini e un viaggio ideale dalle sorgenti alla città e, in senso inverso, dalla foce ancora alla città.
Ha pure toccato altri argomenti quali i barcari e la navigazione con i burci: un lavoro insomma di grande mole, completo, che insieme al corso d'acqua intrattiene il lettore sui villaggi e le case, i mulini e le fabbriche, le osterie e le tradizioni, l'agricoltura e la pesca, insomma la vita degli uomini che vivono lungo le sue rive.
Ora quest'ultimo libro, prevalentemente di immagini, completa la grande panoramica del Sile, con un ideale viaggio dalle sorgenti alla foce attraverso un lungometraggio di cartoline illustrate, alcune del secolo scorso, che di paese in paese ci mostrano osterie e mulini, chiese e campanili, case e strade come erano un tempo e come sono oggi.
Sono immagini che ci fanno rivivere altra gente, altra vita, altri costumi e che molto spesso, per chi è in là con gli anni, ci fanno ricordare i tempi della fanciullezza.
La collaborazione prestata al Pavan da Anselmo Lemesin e Francesco Turchetto che hanno dedicato una vita al recupero di cartoline con soggetti di Treviso e dei paesi che al Sile si affacciano ha consentito un'ampia carrellata di immagini del percorso che il fiume compie da Casacorba all'Adriatico, grazie alla loro sensibilità nello scegliere le fotografe più significative per proporle con il gusto dei ricercatori.
E preziosa è la piccola storia della cartolina scritta da Francesco Turchetto che consente di farci un'idea del suo mutare nel tempo secondo i gusti, la varietà stilistica, i soggetti, con riferimento poi al collezionismo oggi particolarmente ricercato.
Certo è che il Sile per i trevisani è tutto, è la bellezza e l'incanto primo della città nel continuo trascorrere delle sue acque pigre e sonnolente a specchiare le mura e i palazzi e i ponti sotto i quali scivola silente: acque che un tempo erano percorse da burci e barche, oggi sono allietate da anitre e cigni e d'inverno dal bianco volo dei gabbiani.
Care Silis, dilecte Silis,
Silis alme, poetas
surgentes gremio collige
coge, fove
Così il distico di Bartolomeo Burchelati che nacque proprio alla confluenza del Cagnan col Sile nel 1548, proprio sull'acqua si può dire, accanto ad una delle ruote di mulino che qui rombavano giorno e notte.
Il nostro grazie sentito a Camillo Pavan per averci fatto conoscere in modo così completo questo splendido gioiello che è incastonato nel volto stesso della città, sulla sua fronte. E un grazie ad Anselmo Lemesin e Francesco Turchetto. La storia non è solo la ricerca, lo studio, l'interpretazione dei fatti accaduti, il recupero di testimonianze, lo scrivere la vita dell'uomo: la storia si scrive anche fissando le immagini che sono il segno del tempo nel suo lento svolgersi mutando costumi e modi, attività e lo stesso ambiente che ci circonda.
Il secondo volume, opera cospicua e di grande rilievo storico, geografico, scientifico e sociale ha delineato con grande puntualità e rigore, dalla preistoria ad oggi, le leggende, la flora, la fauna, la ghiaia, la pesca, il rapporto del fiume nel tempo con gli uomini e un viaggio ideale dalle sorgenti alla città e, in senso inverso, dalla foce ancora alla città.
Ha pure toccato altri argomenti quali i barcari e la navigazione con i burci: un lavoro insomma di grande mole, completo, che insieme al corso d'acqua intrattiene il lettore sui villaggi e le case, i mulini e le fabbriche, le osterie e le tradizioni, l'agricoltura e la pesca, insomma la vita degli uomini che vivono lungo le sue rive.
Ora quest'ultimo libro, prevalentemente di immagini, completa la grande panoramica del Sile, con un ideale viaggio dalle sorgenti alla foce attraverso un lungometraggio di cartoline illustrate, alcune del secolo scorso, che di paese in paese ci mostrano osterie e mulini, chiese e campanili, case e strade come erano un tempo e come sono oggi.
Sono immagini che ci fanno rivivere altra gente, altra vita, altri costumi e che molto spesso, per chi è in là con gli anni, ci fanno ricordare i tempi della fanciullezza.
La collaborazione prestata al Pavan da Anselmo Lemesin e Francesco Turchetto che hanno dedicato una vita al recupero di cartoline con soggetti di Treviso e dei paesi che al Sile si affacciano ha consentito un'ampia carrellata di immagini del percorso che il fiume compie da Casacorba all'Adriatico, grazie alla loro sensibilità nello scegliere le fotografe più significative per proporle con il gusto dei ricercatori.
E preziosa è la piccola storia della cartolina scritta da Francesco Turchetto che consente di farci un'idea del suo mutare nel tempo secondo i gusti, la varietà stilistica, i soggetti, con riferimento poi al collezionismo oggi particolarmente ricercato.
Certo è che il Sile per i trevisani è tutto, è la bellezza e l'incanto primo della città nel continuo trascorrere delle sue acque pigre e sonnolente a specchiare le mura e i palazzi e i ponti sotto i quali scivola silente: acque che un tempo erano percorse da burci e barche, oggi sono allietate da anitre e cigni e d'inverno dal bianco volo dei gabbiani.
Care Silis, dilecte Silis,
Silis alme, poetas
surgentes gremio collige
coge, fove
Così il distico di Bartolomeo Burchelati che nacque proprio alla confluenza del Cagnan col Sile nel 1548, proprio sull'acqua si può dire, accanto ad una delle ruote di mulino che qui rombavano giorno e notte.
Il nostro grazie sentito a Camillo Pavan per averci fatto conoscere in modo così completo questo splendido gioiello che è incastonato nel volto stesso della città, sulla sua fronte. E un grazie ad Anselmo Lemesin e Francesco Turchetto. La storia non è solo la ricerca, lo studio, l'interpretazione dei fatti accaduti, il recupero di testimonianze, lo scrivere la vita dell'uomo: la storia si scrive anche fissando le immagini che sono il segno del tempo nel suo lento svolgersi mutando costumi e modi, attività e lo stesso ambiente che ci circonda.
Giorgio Renucci - Sportrevigiano, 20 dicembre 1991
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