Agli inizi degli anni Cinquanta, visitando come rappresentante di profumeria e cartoleria i negozi di alimentari e i tabaccai della Marca Trevigiana, si rese conto che nel settore delle cartoline c’era la possibilità di arrotondare il guadagno. Molti negozianti le richiedevano, ogni paese aveva l’ambizione di essere immortalato in quei cartoncini figurati dove poteva mostrare la propria faccia migliore.
L'intraprendente Beppino, non esitò ad improvvisarsi fotografo. Senza scuola, senza maestri: autodidatta autentico. Con la sua Fiat 1100, armato di Zeiss, a volte accompagnato dalla moglie e dai figli (utilissimi per dare un po' di vita a panorami di paesi fin troppo tranquilli), iniziò a girare in lungo e in largo il Trevigiano.
Dapprima lavorò a percentuale per la Marzari di Schio, poi per la Berretta di Terni (entrambe case editrici specializzate, che operavano su tutto il territorio nazionale). Ben presto però cominciò a curare da solo anche i vari passaggi, dalle riprese alle vendite, diventando editore a tutti gli effetti.
La tiratura media, per il bianco e nero, era sulle 500 copie a soggetto. Il guadagno era modesto, le difficoltà erano molte, ma la passione per un lavoro libero e creativo rendeva tutto facile.
Dalla Marca Trevigiana gradualmente allargò il suo raggio d’azione fino a coprire l'intero territorio delle Tre Venezie.
In vent’anni d’attività, ricorda il figlio Moreno, consumò tre automobili. La 1100 degli inizi, una Fiat 1500 a metano (che cedette al figlio dopo 280.000 km.) e una Ford Capri, sempre a metano, che incredibilmente continuò a correre fino a 450.000 chilometri.
Partiva per il lavoro solo se il tempo era buono. Tante volte, ricorda la moglie Anna (Teresina) Pol, aprendo il balcone al mattino e guardando una nuvola in lontananza che solo lui sapeva riconoscere, Beppino sentenziava sicuro: «No, incuò a Mariana a búta su … », e restava a casa. La ricerca della luce e delle inquadrature giuste era per lui un punto d'onore: gli capitava di perdere anche una giornata per una foto.
Il lavoro continuò ad andar bene per gran parte degli anni Sessanta, finché si usava il bianco e nero. Poi arrivò il colore. E iniziarono i contrasti con i laboratori tipografici a causa di riproduzioni non sempre perfette e di consegne poco puntuali. Arrivò anche il benessere, e per la stagione della cartolina fu un lento, inarrestabile declino. La richiesta andava sempre più restringendosi alle città e alle località turistiche. Troppo poco per sopravvivere, anche per un editore in proprio. Per Beppino Gnocato era giunto il momento di appendere la macchina fotografica al chiodo.
Non farà in tempo a godersi la pensione. Morirà, consumato da un cancro, in sette mesi di sofferenza.
La moglie che gli era stata vicina in tante giornate di lavoro ricorda che, quasi a voler cancellare con le fotografie anche il ricordo di una morte così atroce, bruciò per giorni e giorni, poco dopo i funerali, pacchi di cartoline che erano rimaste inutilizzate in tinello.
Per fortuna non sono invece stati toccati i negativi, le lastre e le diapositive in cui sono conservate migliaia di preziose immagini, fissate negli anni in cui la Marca Trevigiana e le Venezie stavano cambiando faccia.
Un patrimonio che aspetta di essere quanto prima fatto proprio e valorizzato da qualche ente pubblico.
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© 1991, Dal libro I paesi e la città in riva al Sile - di Camillo Pavan
[L'archivio Gnocato, qualche tempo dopo questo articolo, fu acquistato dalla Provincia di Treviso. Attualmente è consultabile presso il FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano - Via Cal di Breda 16, 31100 Treviso]
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