"In fuga dai tedeschi" sulla rotta di Caporetto
Restare o partire? Abbandonare la casa, gli affetti, gli animali, tutte le cose più care, per sfuggire all'invasore o rimanere e affrontare un destino imperscrutabile? Questi e mille altri pensieri hanno angosciato chi, nel 1917, si è visto travolto dalla rotta italiana a Caporetto. Città e paesi fino a quel momento tranquille retrovie di un conflitto sanguinario, si ritrovarono nel giro di poche ore in prima linea. E ai civili non rimaneva che una scelta: restare ad aspettare austriaci, tedeschi e ungheresi o fuggire al seguito delle truppe italiane che si attestavano lungo il Piave? Il libro di Camillo Pavan, "In fuga dai tedeschi, l'invasione del 1917 nel racconto dei testimoni" (pubblicato a spese dell'autore) è pieno di questi dubbi e ricco di tante esperienze di vita dura. A parlare sono i protagonisti di quella pagina nera della storia italiana, gente all'epoca poco più che bambina, ma già consapevole della tragedia che si stava consumando attorno.
Pavan ha raccolto, registrato e archiviato una serie di interviste effettuate nell'arco di quindici anni, dal 1984 al 1999. Armato solo di un piccolo registratore ha girato le terre maggiormente coinvolte dalla rotta di Caporetto, quelle attraversate prima dai fanti italiani in fuga e poi dai tedeschi. Ha fatto tesoro delle parole degli anziani dei paesi, che ancora avevano vivo nella memoria il dramma di quei giorni. Nelle 160 pagine del libro ha riportato tutto quello che ha sentito, lasciando anche alcuni termini dialettali per non perdere la spontaneità dei ricordi. In otto capitoli ha distribuito le testimonianze, toccanti e struggenti, resoconti non troppo lunghi corredati dalla foto e dal nome dell'intervistato.
Il Gazzettino, Edizione di Treviso, 23 luglio 2004
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