Nella cella campanaria del campanile di
Villanova d’Istrana è conservato uno strumento a percussione proveniente
dalla notte dei tempi: “el rebegon” *.
Suona nei giorni della Settimana Santa in cui tacciono le campane: un suono sordo che ricorda il rumore di carri trainati da buoi che avanzano su una strada sterrata.
Suona nei giorni della Settimana Santa in cui tacciono le campane: un suono sordo che ricorda il rumore di carri trainati da buoi che avanzano su una strada sterrata.
Unica concessione alla modernità, la
rotazione è impressa al rullo da una puleggia a energia elettrica che
sostituisce il manico girato a mano da generazione di ragazzi.
Prima della sua elettrificazione, avvenuta
una ventina d’anni fa, un modello di rebegon leggermente più piccolo di quello attuale era posto alla base del campanile e, ricorda
Mario Filippetto, 1944 (l’attivissimo membro della comunità parrocchiale di
Villanova che ieri mi ha fatto da guida): «Ai miei tempi, dotato di quattro rotelle, veniva portato in giro per le strade del paese e fatto suonare dai ragazzi».
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A ideare e costruire "una ventina d'anni fa" il modello attualmente sul campanile è stato Narciso Piovesan, un contadino e marangon ora deceduto, con l'aiuto del falegname Bepi Tonon e di Elvo Busetto il fabbro (e un tempo anche il maniscalco) di Villanova.
L'elettrificazione, a ben guardare, è stato il gesto generoso e previdente di chi - consapevole che altrimenti lo strumento sonoro sarebbe andato perduto e al suo posto ci sarebbe stata al massimo qualche fredda rievocazione folkloristica - ha voluto che l'antica tradizione continuasse anche in futuro, come parte integrante dei riti della Settimana Santa: con un interruttore si fermano le campane, con un altro interruttore si mette in moto el rebegon.
Il problema sorgerà semmai quando qualche stecca di olmo si romperà o qualche martello di opio si incepperà. Si troverà ancora qualcuno con le competenze tecniche e con la volontà di provvedere alla sua riparazione?L'elettrificazione, a ben guardare, è stato il gesto generoso e previdente di chi - consapevole che altrimenti lo strumento sonoro sarebbe andato perduto e al suo posto ci sarebbe stata al massimo qualche fredda rievocazione folkloristica - ha voluto che l'antica tradizione continuasse anche in futuro, come parte integrante dei riti della Settimana Santa: con un interruttore si fermano le campane, con un altro interruttore si mette in moto el rebegon.
Per il momento comunque la questione non si pone, lo dimostra la mia telefonata dell'altro ieri al bar Coccio di Gianni Basso con la quale chiedevo se el rebegon ci fosse ancora.(L'avevo visto e fotografato giusto un quarto di secolo fa, all'epoca delle ricerche per il libro "Sile alla scoperta del fiume").
"Eh sì che c'è!", mi è stato risposto con la massima naturalezza "adesso le dico anche l'orario delle funzioni, così potrà venire a sentirlo".
Insomma: elettrificato sì, ma non mummificato.
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* Nota Sempre in territorio di Villanova D'Istrana il "rebegón" è anche chiamato "ribegón". ** Uno strumento simile a quello di Villanova, e con movimento ancora manuale (la tarlaca), si trova a Biasca nel Canton Ticino. Guarda il video (Autore Romeo Dell'Era).
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Le campane di Villanova d'Istrana, Treviso, fuse nel 1906 da Colbachini, Bassano. |
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