La rottura del fronte italiano a Plezzo
di Camillo Pavan
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I comandi italiani sapevano che nelle ultime azioni sul fronte occidentale contro gli inglesi e su quello orientale a Riga, contro i russi, i tedeschi avevano fatto uso di un nuovo tipo di gas «con grandissimo effetto» 1.
Con l'approssimarsi dell'offensiva di Caporetto furono emanate varie disposizioni su come affrontare il gas. Ad esempio, il capo del XXVII C.A. gen. Badoglio indirizzò il 12 ottobre questa direttiva ai comandanti delle sue quattro divisioni nonché ai responsabili dell'artiglieria e del genio 2.
«Oggetto: Misure contro eventuali tiri a gas asfissianti
È molto probabile che il nemico in una prossima e possibile azione offensiva faccia largo e saggio uso di proiettili a gas speciali come noi abbiamo fatto nei mesi di agosto e settembre u.s. Occorre perciò che tutte le misure preventive consigliate dal Comando Supremo nelle sue apposite pubblicazioni e quelle consigliate dalla pratica siano messe in uso per modo che il nemico non riesca ad avere alcun risultato.
Pertanto per il mattino del 15 corrente, i comandi ai quali la presente è diretta mi daranno assicurazione:
1) che tutti indistintamente gli ufficiali e militari di truppa di tutte le armi abbiano la maschera;
2) che siano sgombrati da uomini e specialmente da quadrupedi (non si scordi le artiglierie da noi prese, lo furono perché i quadrupedi erano morti causa i gas) tutte le doline e tutti gli avvallamenti nei quali i gas meglio si stagnano;
3) sia le trincee, sia gli alloggiamenti delle truppe, siano muniti di fascine, paglia, petrolio, apparecchio Nicolaidi, ecc. ecc. per la difesa collettiva;
4) i posti di medicazione, sezioni sanità, ecc. siano abbondantemente provvisti di tubi di ossigeno e di apparati respiratori dei noti sistemi;
5) siano state stabilite segnalazioni per avvertire tutto il personale di mettersi la maschera quando il nemico iniziasse un tiro coi gas o un lancio colle bombole».
Si trattava, come si vede, di norme generali. Nessuno peraltro avrebbe potuto prevedere, che a Plezzo, in quel breve tratto di fronte, ci sarebbe stato un attacco così massiccio e con una tecnica del tutto nuova.
Non mancavano inoltre le rassicurazioni ai combattenti sulla qualità delle maschere in dotazione: «Ai soldati si dica e si ripeta tutti i giorni che la nostra maschera è la migliore in uso in tutti gli eserciti, che nessun gas venefico può essere di danno se la maschera viene bene impiegata, che essa è di durata di più di 24 ore» 3.
In realtà, come sottolinea Fritz Weber, che ebbe occasione di constatare di persona l'effetto del gas usato a Plezzo, «gl'italiani non disponevano ancora di una maschera contro i gas nel nostro senso; avevano soltanto delle maschere polivalenti, ma anche queste in quantità assai scarsa» 4.
In ogni caso l'azione specifica di Plezzo fu studiata nei minimi particolari, tenendo ben presente la conformazione del campo di battaglia e la direzione del vento dominante. L'operazione, condotta dal battaglione lanciagas tedesco dislocato sui terrazzi alluvionali a sud del Ravelnik/Rabelnik, fu rapidissima ed ebbe azione decisiva contro i difensori della conca 5. Non durò che trenta secondi 6, il tempo necessario perché le novecento granate lanciate contemporaneamente mediante un dispositivo elettrico d'accensione (altre cento bombe saranno lanciate mezz'ora più tardi) 7 scoppiassero in aria e la nuvola tossica iniziasse a calare sulle linee italiane.
Dai seicento agli ottocento uomini morirono «in silenzio, come se fossero stati colpiti dal pugno di un fantasma, senza che nessuno di essi si rendesse conto di quello che avveniva»8.
Certamente il successo complessivo della 14a Armata austro-tedesca nella battaglia di Caporetto non fu dovuto al solo gas lanciato a Plezzo. Molteplici ne furono le cause. Ma leggere in un telegramma-relazione della 50a div. (cui appartenevano i reparti maggiormente colpiti dal gas) che «le maschere si sono dimostrate efficacissime» 9, è davvero troppo…
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Note
1 Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1967, L'esercito italiano nella Grande Guerra, 1915-1918, Vol. IV/3° bis, Le operazioni del 1917, (Ottobre-Dicembre), p. 44.
2 Id., p. 131.
3 Id., p. 77. «Sunto delle parole dette da S.E. il Generale Capello i giorni 17 e 18 ottobre ai comandanti dei Corpi d'Armata II, VIII, XXVII, IV, VII, XXIV».
4 Fritz Weber, 1933, Das Ende einer Armee. Trad. ital. Tappe della disfatta, Mursia, Milano, 1993, Collana Testimonianze, p. 147.
5 Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1967, L'esercito italiano nella Grande Guerra, 1915-1918, Vol. IV/3, Le operazioni del 1917, (Ottobre-Dicembre), p. 49.
6 Weber, op. cit., p. 147.
7 Krafft von Dellmensingen, Der Durchbruch am Isonzo, Stalling, Berlino, 1° vol. 1926; traduz. italiana, Lo sfondamento dell'Isonzo, a c. di Gianni Pieropan, Arcana, Milano, 1981, p. 116. Dellmensingen però, stranamente, parla di «emissione» di gas, da “bombole”.
8 Weber, op. cit., p. 148.
9 Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1967, L'esercito italiano nella Grande Guerra, 1915-1918, Vol. IV/3, Le operazioni del 1917, (Ottobre-Dicembre), p. 237.
Una dettagliata ricostruzione dell'attacco con il gas e del tipo di gas usato a Plezzo si trova in Vasja Klavora, Plavi kriz, Založba Lipa, Koper, 1991, (Traduzione tedesca Blaukreuz, Hermagoras/Mohorjeva, Klagenfurt, Ljubljana, Wien, 1993). Manca purtroppo la traduzione italiana, tranne per il “riassunto” finale, nel quale si legge (p. 309) che «fu proprio il gas a determinare il panico e la rotta degli Italiani. (…) I soldati italiani ignoravano il significato della croce blu con cui gli Austriaci avevano contraddistinto le granate con i gas: quando ebbe inizio l'attacco morirono all'istante senza rendersi conto di ciò che stava accadendo. I pochi superstiti, fuggiti dalla zona, seminarono il panico tra le file di quanti stavano ancora combattendo e resistendo al nemico, suscitando dubbi e sfiducia nei confronti dei comandanti militari».
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lunedì 18 giugno 2012
Battaglia di Caporetto - L'uso del gas
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