Fiume Sile - La Geografia
di Giuliano De Menech
Una breve scheda del fiume, illustrata di seguito, mette in evidenza le caratteristiche del Sile, ovvero quell’insieme di connotati che ne fanno un corso d’acqua più unico che raro: uno dei fiumi di risorgiva più lunghi al mondo, con regime molto regolare (non ha affluenti di tipo torrentizio) e pertanto quasi esente da rischi di piene eccessive.
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Superficie del bacino idrografico, kmq. 628
Sorgenti, originariamente a Casacorba (comune di Vedelago, provincia di Treviso)
Lunghezza, km. 84 circa
da zona sorgenti a Treviso, ponte Garibaldi1 km. 21,8
da Treviso, ponte Garibaldi al mare2 km. 62,2
Larghezza, minima m 10, massima m 40, media m 15
Portata in mc./sec.3 (a Casier), minima 33, massima 76, media 55
Foci, nell’Adriatico con l’alveo principale (Piave Vecchia)
nella laguna di Venezia con i canali Sioncello e Silone
Quota di livello tra sorgenti e foce, metri 27
Temperatura in °C 4, minima 6, massima 16-17
pH 5, minimo 7,4 massimo 7,8 medio 7,6
Ossigeno disciolto 6, minimo 6,6 massimo 9 medio 8,6
Conducibilità elettrica 7, minimo 415, massimo 485 medio 445
Profondità, variabile, con le stazioni di rilevamento
Orientamento dell’asse fluviale, dalle sorgenti a Treviso: ovest - est
da Treviso alla foce: nord/ovest - sud/est
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1 Misura indicativa in quanto non esiste una sorgente del Sile ma una zona delle sorgenti.
2 Rilevazione dell’ing. Francesco Boghetto per il Piano di Bacino del Sile.
3 Definita come “volume d’acqua che passa attraverso una sezione del fiume nell’unità di tempo”.
4 La temperatura minima dell’acqua (6 °C) è stata registrata nel gennaio 1985 con temperatura dell’aria di -16 °C
5 Misura che esprime l’acidità dell’acqua, secondo questi parametri: pH 7 = neutralità; pH >7 = basicità (o alcalinità); pH <7 = acidità.
6 Espresso in milligrammi di O2 per litro d’acqua.
7 Espressa in microsiemens per cm.
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Sarebbe comunque ingiusto concludere una carta d’identità del fiume senza aver detto qualcosa del suo nome. Tra le varie etimologie proposte non è difficile scorgere una denominazione comune nel significato di silente, silenzioso, come può facilmente verificare chi si metta in ascolto del placido fiume, i cui silenzi sono interrotti soltanto dal fruscio delle canne palustri o dal canto degli uccelli lungo le sue rive. Non è questa comunque la sede per un approfondimento storico-etimologico1, qui ci limitiamo a sottolineare la “silenziosità” di questo fiume, le cui fonti sono state più volte paragonate -non a torto- a quelle ben più note del Clitunno.
La portata
E’ evidente che, trattandosi di fiume di risorgiva, dovrebbe essere logico considerarlo a portata del tutto costante. Così infatti era alle origini. Oggi la situazione è un po’ cambiata, sia per il fatto che vi è stata un’evoluzione nei centri abitati bagnati dal fiume (come ad esempio Treviso e i comuni limitrofi, zone divenute ad alta densità di urbanizzazione), sia per l’utilizzazione diversificata delle sue acque (irrigazione agricola, vasche destinate agli allevamenti di trote e piscicoltura in generale, utilizzazioni per scopi idroelettrici, ecc...). Numerosi fattori legati allo sviluppo urbano, come la pavimentazione sempre più estesa del suolo, la progressiva asfaltatura di vaste aree abitate, strade, piazze; l’eliminazione e successiva tombinatura di numerosi fossati, hanno portato ad una situazione nuova.
La portata, quindi, si può definire costante in assenza o scarsità di precipitazioni, mentre notevoli variazioni si possono verificare in presenza di eventi meteorici di una certa rilevanza, con piene mediamente più frequenti di un tempo e punte di massima più marcate (anche se meno rovinose, grazie all’arginatura e a un certo controllo) 2. Tra le piene famose citeremo quella del 16 Maggio 1905, in cui l’idrometro di Trepalade toccò i 3,40 m. contro la normale misura di 1 m. e, indimenticabile, l’alluvione del 4 Novembre 1966. Le magre invece, generalmente estive, fanno calare mediamente il livello soltanto di mezzo metro.
A parte i problemi legati alle precipitazioni, gli argini sono comunque indispensabili 3 a causa del livello di terreno (quasi pari al mare) e della sopraelevazione dell’alveo (divenuto pensile) dovuta alle torbide, cioè alle sedimentazioni sul fondo di materiali e detriti. I maggiori problemi di contenimento delle portate di piena si hanno a valle di Treviso, ove si cominciano a sentire anche gli effetti della marea (con oscillazioni fino a 1 m.), che in certi casi si avvertono addirittura fino all’altezza di Silea.
Le sorgenti e gli affluenti
Cominciamo col dire che per certi aspetti le sorgenti del Sile non esistono più ed anche i più pazienti tentativi di reperimento della primitiva sorgente si sono rivelati infruttuosi: tra bonifiche e tombinature, dei primi metri dell’antico letto non rimane che una debole traccia destinata a sopravvivere soltanto in vecchie mappe o nel ricordo visivo degli anziani del paese.
Ma sentiamone una breve descrizione fatta da Giuseppe Mazzotti: «Ad un certo punto, nel fondo di un fossatello, tra due filari di alberi, si vede un po’ d’acqua. Non stagnante, ma viva.
Più in qua, più in là si vedono bulicare altre polle e presto la natura del suolo si rivela incerta fra la terra e l’acqua. Sono queste le sorgenti del Sile, che inizia il suo corso tranquillo fra bassi canneti e erbe palustri ... il piccolo fiume si allarga presto, senza ristagnare, fra rive a cui si affacciano gruppi di alberi, e si distende anche in laghetti formati talvolta da vecchie cave di ghiaia; ma il suo corso, in principio, è indeciso, quasi che l’acqua fosse stupita di ritrovarsi alla luce dopo il lungo viaggio sotto terra … Queste fontane, o polle di risorgiva, chiamate in luogo fontanassi, formano i fiumi e i canali che intridono la pianura intorno alla città, la circondano e la penetrano con molte vene.
Scorrono le acque nei fossati, muovendo appena le erbe verdissime del fondo. Un tremito silenzioso passa su quelle erbe, simili a lunghi capelli accarezzati da una invisibile mano. Le fronde delle siepi, lungo le strade solitarie, si riflettono nitide sulle acque scorrenti, di una freschezza e trasparenza incredibili».
Dopo questa meravigliosa descrizione, di una precisione quasi fotografica, ma poetica nello stesso tempo, dipinta sullo sfondo verde della campagna trevigiana, torniamo alle origini geografiche del fiume, alle sorgenti propriamente dette o a ciò che rimane di esse.
Il paese è Casacorba 4 ed inizialmente, tra polle ed acqitrini, era costituito da casolari allora raggiungibili anche con barche. Comunque la totale tombinatura ha reso irriconoscibile il regno dei fontanassi, ora più piccoli e meno profondi, in parte destinati a scomparire, soffocati da colture e pianificazioni. Tre sono le zone in cui si possono suddividere i fontanassi, alcuni tra pioppi e ninfee, altri tra i rovi: tutti comunque, o quasi, sono in provincia di Padova, con dispetto dei trevigiani, tra Torreselle e Levada, frazioni di Piombino Dese: il nuovo Sile è quindi, almeno nei primissimi chilometri, padovano, per diventare trevigiano tra Cavasagra, Ospedaletto e Badoere.
Parlando di affluenti va detto subito che, essendo la bassura del Sile inclinata da nord ovest verso sud est e trovando spazio a nord l’alta pianura trevigiana ed a sud quella più bassa, è logico aspettarsi un più alto numero di affluenti dalla sinistra idrografica (cioè sostanzialmente da nord) che dalla destra (cioè da sud). E così è infatti: confluiscono da destra soltanto il Dosson, il Serva, il Bigonzo e il Fuin, mentre tutti gli altri provengono dalla sinistra idrografica e precisamente: il Cerca, il Botteniga, il Giavera, il Pegorile, il Limbraga, lo Storga, il Melma, il Nerbon, il Musestre, il Vallio ed il Meolo 5.
Pure questi affluenti, generalmente di breve percorso, sono di risorgiva; originano cioè lungo la linea detta appunto delle risorgive, di cui parleremo ancora in seguito ma che per ora può essere definita come la linea (più o meno curva) ottenuta congiungendo i punti di affioramento delle acque meteoriche filtrate sotto il terreno fino al loro ritorno alla luce.
Nella zona che a noi interessa, tale linea segue questo percorso: dal circondario di Castelfranco, verso Cavasagra e Casacorba (zona delle sorgenti), poi Quinto, la zona sud di S. Bona, S. Pelajo, S. Artemio, poi in direzione di Carbonera e Breda di Piave.
E’ costituita da un insieme di fontanassi, lungo il confine tra l’alta pianura (più ghiaiosa, secca, a granulometria più grossolana) e la bassa pianura (umida, ricca di acque, a granulometria più fine).
Va aggiunto che, oltre questi corsi d’acqua, sostanzialmente “naturali”, vi sono vari canali (come ad esempio la Piavesella) oppure derivazioni di uno stesso corso (come avviene per il Botteniga che, entrando in città, si ramifica in più canali) e mentre di alcuni di essi l’origine “naturale” è certa, come ad esempio per il ramo principale del Botteniga-Cagnan, per altri vi sono pareri controversi (cioè ad esempio per il Cantarane, il Siletto, il Canale delle Convertite, ecc.).
Origine geologica
Geologicamente parlando, le fonti hanno un denominatore comune: (A. Comel, Terreni agrari della provincia di Treviso, 1971): si tratta di una bassura sorgentifera, collocata tra ghiaie di vecchia alluvione con scarsa alterazione o variamente commiste a sostanze terrose e terreni argillosi o sabbioso-argillosi di antica alluvione, in vario stato di decalcificazione, spesso con caranto 6.
Note
1 Giuliano Palmieri, 1980, Treviso dalla Preistoria all’Età Romana, in Treviso Nostra, p. 160 afferma che «il Sile, come l’omonimo fiume del pordenonese ed il Silaro (attualmente Sele) della pianura di Paestum, deriva dal prelatino Sila, canale». Ed è questa l’ipotesi più accreditata.
2 E, dall’alluvione del 1966, la breccia sull’argine destro (verso la laguna) del “taglio” fra Portegrandi e Caposile.
3 Soprattutto a valle di Casale.
4 «Il nome Casacorba si presta a discordanti ipotesi sulla sua esatta derivazione. La forma Casa-curva compare in un documento del 994: “in vico qui Casa curva vocatur quem Wangerius aedificavit” (nel villaggio che si chiama Casa Curva che Wangerio costruì).
Sulla base di questa fonte storica sembra plausibile, più di molte altre spesso fantasiose, la soluzione proposta dall’Olivieri che, ritenendo l’aggettivo curva riferibile al nome casa, deduce l’esistenza nel luogo, intorno al 1000 d’una costruzione con particolare pianta arcuata, oppure d’un gruppo d’edifici disposti a semicerchio, forse in relazione ad una particolare conformazione del terreno, qui ricchissimo d’acque». Giacinto Cecchetto, Dalle origini al 1813, in Stare a Vedelago, 1980, pag. 97.
5 Sono qui ricordati solo i più importanti.
6 Conglomerato sabbioso-argilloso di antica origine marina.
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Bibliografia
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MICHIELI A.A., Il Sile nel passato e nel presente, in La geografia, n. 12, 1924.
DI COLBERTALDO D., Il Sile, Rivista geomineraria, V, 1944.
COMEL A., I terreni dell’alta pianura trevigiana compresi nel foglio “Conegliano”. Con note sui terreni del Montello e dei colli di Conegliano, Annali della stazione chimico-agraria sperimentale di Udine, S III, vol. VIII, Udine, 1955.
MICHIELI A. A., Storia di Treviso, Firenze, 1958.
CESSI R., Evoluzione storica del problema lagunare, Atti del Convegno per la conservazione e difesa della laguna e della città di Venezia, Venezia, 1960.
MIGLIORINI E., Il Veneto, IV, Torino, 1962.
BOSIO L., I problemi portuali della frangia lagunare veneta nell’antichità, Venetia 1°, Padova, 1967
COMEL A., Terreni agrari della provincia di Treviso, Amministrazione provinciale di Treviso, 2^ed., 1971.
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Idem, Distribuzione dei materiali limoso-argillosi nel sottosuolo della pianura veneta, Quaderni Istituto Ricerca sulle acque, 34 (4), Roma, 1977.
AA.VV., Quaderni del Sile e di altri fiumi, Rivista Italiana di potamologia, vari fascicoli, ma specialmente il n° 1, Treviso, 1978.
CNR, Indagine sulle falde acquifere profonde della pianura padana, IRSA, 1978.
D’ALPAOS L., DAL PRA A., Indagini sperimentali sulla alimentazione delle falde idriche nell’alta pianura alluvionale del Piave, Torino, 1978, Atti del XVI Convegno di Idraulica e costruzioni idrauliche.
CNR, Restituzione freatica ai fontanili nell’alta pianura veneta tra il Piave ed i Lessini, IRSA, 1980.
CNR, Distribuzione delle ghiaie nel sottosuolo della pianura veneta, IRSA, 1976, Evoluzione neotettonica dell’Italia nord-orientale (Mem. Scienze Geol. Univ. di Padova, 1982).
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