mercoledì 20 giugno 2012

Simon Gregorčič, Soči (all'Isonzo) - Traduzione di Giovanna-Iva Ferianis Vadnjal

Soči (all'Isonzo)
( … ) 
Pa oh, siroti tebi žuga
vihar grozán, vihar strašán;
prihrumel z gorkega bo juga,
divjal čez plodno bo ravan,
ki tvoja jo napaja struga —
gorjé, da daleč ni ta dan!
Nad tabo jasen bo oblok,
krog tebe pa svinčena toča
in dež krvav in solz potok
in blisk in grom — oh, bitva vroča!
Tod sekla bridka bodo jekla,
in ti mi boš krvava tekla:
kri naša te pojila bo,
sovražna te kalila bo!
Takrat se spomni, bistra Soča,
kar gorko ti srce naroča:
Kar bode shranjenih voda
v oblakih tvojega neba,
kar vode v tvojih bo planinah,
kar bode v cvetnih je ravninah,
tačas pridrvi vse na dan,
narasti, vzkipi v tok strašán!
Ne stiskaj v meje se bregov,
srdita čez branove stopi,
ter tujce, zemlje-lne, vtopi
Na dno razpenjenih valov!

  ( …)
  Ma su te, misero, ahimè, s'addensa
  un tremendo uragano, una bufera immensa,
  dal caldo meridione infuriando verrà
  e strage alla pianura ferace recherà
  che la tua corrente disseta.
  E quel giorno, ahimè, lontano non è!
  Su te il ciel sereno s'inarcherà,
  ma intorno grandine di piombo cadrà
  e sangue a fiotti e di lacrime un torrente
  e lampi e tuoni — oh che battaglia ardente!
  Qui all'urto delle spade affilate,
  le tue acque di rosso saranno colorate:
  il nostro sangue a te scorrerà,
  quello nemico ti intorbiderà!
  Rammenta, chiaro Isonzo, allora
  ciò che il cuore ardente implora:
  Quanto di acqua in serbo avrà
  nei suoi nembi il tuo cielo,
  quanto nelle tue montagne sarà
  d'acque e nelle pianure fiorite
  riversale allora finché tutte saran uscite
  e tu cresci, sollevati con la corrente tremenda!
  Non ridurti entri i limiti delle sponde,
  balza dagli argini tuoi furibondo
  e lo stranier della nostra terra avido
  nel fondo dei tuoi gorghi travolgi impavido!



Simon Gregorčič
il poeta di Caporetto


traduzione e commento di Giovanna/Iva Ferianis Vadnjal

Figlio di questa terra, essendo nato a Vrsno, piccolo villaggio di montagna, situato sulle ultime propaggini del Monte Nero, nel territorio di Caporetto, Simon Gregorčič (1844-1906) non è solo uno dei più grandi poeti lirici dell'Ottocento sloveno per la sua indole estremamente sensibile e nello stesso tempo fiera, sebbene soffusa di una nota di tristezza e di pessimismo, e per la melodiosità e la nitidezza della sua espressione, ma è anche uno degli autori più amati dalla propria gente e in genere da tutti gli Sloveni. I più umili da una parte, i poveri contadini delle valli isontine sentirono di avere in lui un vero amico, capace di amarli e di comprenderli sentendosi lui pure uno di loro, di umilissime origini e povero e infelice attraverso tutta la sua esistenza; dall'altra tutta la nazione slovena, ma in particolare i suoi conterranei, gente di confine, trovarono nei suoi versi l'espressione più genuina dei propri sentimenti di amor patrio, amore della natura e desiderio di libertà e giustizia. In questo senso la più celebre delle sue poesie, universalmente nota non solo in Slovenia, è la poesia dedicata all'Isonzo (Soči, 1879), in cui il poeta-vate descrive con visione profetica “l'orrenda bufera” che insanguinerà la sua terra seminandovi strage e rovina: con tale espressione e vera ispirazione profetica Gregorčič già nella II metà del 19° secolo prelude alla prima guerra mondiale quando la sua valle, il suo Isonzo e i suoi monti saranno invasi dallo straniero “avido” e per qualche decennio privati della libertà a causa della dominazione straniera.


Dal libro Caporetto: storia testimonianze, itinerari, pag. 225 - © Camillo Pavan, 1997

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Simon Gregorčič è sepolto nel piccolo cimitero addossato alla chiesa di San Lorenzo, di cui per vari anni fu cappellano. Il monumento sepolcrale del poeta è opera dello scultore Josip Biteznik (1908). Alla sua base un'iscrizione riporta le parole del titolo e del verso conclusivo di una celebre poesia di Gregorčič  Salviamo il nostro battello, metafora cui il poeta ricorre per spronare gli Sloveni ad agire in difesa della propria nazione, anche a costo di gravi sacrifici e pericoli.
Nel 1959 è stata eretta nella piazza di Caporetto dallo scultore Jacob Savinsek (con l'aiuto di Julij Renk) un'imponente statua in bronzo di Simon Gregorčič, alta circa 3,30 m.
(Fusione: fonderia Vladimir Seb di Zagabria; marmo del piedistallo: impresa Marmorindus di Sežana; architetto: Anton Bitenc, di Lubiana). 


Sintesi della pag. 226 di Caporetto: storia testimonianze, itinerari © Camillo Pavan, 1997

1 commento:

  1. Molto interessante:è l'unica poesia di Gregorcic anche in italiano che ho trovato sul web.La posto sul mio blog con il link.

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